Casa di appuntamento
Ciao Caterina.
È passato del tempo dall’ultima volta che ci siamo scambiate notizie su come procedevano le nostre vite, un anno forse, o poco più.
Quale ragione mi spinga a scriverti ora, ormai fuori tempo massimo, non saprei dirti.
Infine ho superato il trauma che le tue tardive confidenze mi hanno provocato, e che hanno mutato per sempre il mio modo di percepirti come persona, come amica. Per tutto il tempo che sono rimasta in silenzio a rimuginare sulle tue rivelazioni, ho continuato a chiedermi senza interruzione chi sei stata, e chi poi sei diventata.
Immagino tu stia sorridendo in questo momento, constatando che non sono cambiata, e che i miei tempi di reazione continuano a essere lunghi.
Scoprirti diversa, parte di un mondo sconosciuto, lontanissimo da quello da cui proveniamo entrambe, e che a nessuna delle due sarebbe mai venuto in mente di volerci approdare un giorno, non può che lasciarmi senza parole.
Credere per anni che dirigevi un centro estetico alle porte di Perugia è servito a mantenere inalterata l’immagine di te ragazzina e poi avvenente giovinetta, con cui mi vedevo ogni giorno, prima a scuola e poi in giro per le strade della nostra cittadina, nei pomeriggi dopo i compiti.
Poi, a distanza di anni, mi confidi che, da quando sei andata via e ti sei stabilita in una città del centro Italia, dirigi una casa di appuntamento.
Mi è sembrato che tu volessi, parlandomene improvvisamente e a cuor leggero, sgravarti del peso che ti causava il vivere una doppia vita, quella ufficiale, l’estetista appunto, di cui sapevamo tutti noi rimasti qui, nel luogo dove sei nata e vissuta per diciannove anni, e quella che, nessuno, neppure io, che credevo ti conoscerti meglio degli altri, avrei mai potuto immaginare per te, per il tuo futuro.
Il gioco del “cosa farò da grande?”, che facevamo mettendo in una lista, la stessa per tutte e due, i mestieri possibili da poter fare da grandi, come la parrucchiera, il medico, la cuoca, e perché no, la modella, (più giusta per te, che eri uno schianto) o ancora, l’insegnante e molto altro, non comprendeva “ tenutaria di casa di appuntamento”.
Come immagino il mondo in cui vivi? Triste o magari allegrissimo, proprio non saprei.
Tu di certo sapresti dirmi di più.