ABDALLAH: 43 anni
«Signora, dove metto la torta? Se l’appoggio vicino alla busta della frutta potrebbe schiacciarsi.»
Abdallah era molto attento alla disposizione di pacchi e buste, che evitava con cura di ammucchiare senza ordine nel cofano dell’auto.
Era arrivato in Italia dieci anni prima e si era inserito bene nel quartiere. Aveva cambiato tanti lavori, ma con la crisi era tornato a fare il lavavetri all’angolo della strada e arrotondava con le mance delle signore che facevano la spesa al supermercato lì vicino, le aiutava a caricarla in macchina o gliela la portava lui stesso a casa.
Dopo soli due anni, era riuscito a farsi raggiungere dalla famiglia, la moglie e la figlia che ora aveva diciannove anni.
«Abdallah, forse è meglio che appoggi la torta sul sedile posteriore, così non rischiamo di combinare guai» le aveva risposto la signora già seduta alla guida e che, ringraziatolo con qualche spicciolo, lo aveva congedato con cordialità.
A ogni saluto si sentiva grato al suo dio per la vita che aveva ora.
Pure sua moglie aveva trovato una piccola attività: aveva sistemato un tavolinetto con il necessario in un angolo della cucina e cuciva a mano le suole delle scarpe di una ditta alla periferia della città, non lontano da dove abitavano.
L’unico cruccio restava Veronica, la bellissima figlia che era diventata strana, sempre più spesso rientrava all’alba. Diceva di lavorare in un locale alla moda.
Quella mattina, quando era entrata in cucina, Abdallah era stato colto di sorpresa: benché fosse lì da un bel pezzo ad aspettarla, non l’aveva sentita arrivare, doveva essersi addormentato.
«Che ci fai in piedi così presto?» gli chiese lei un po’ irritata.
«Devo parlarti, e con gli orari che fai, questo è l’unico momento buono: non voglio che tua madre ci senta» biascicò sbadigliando.
Quindi si alzò, forse per paura di riaddormentarsi sul più bello, e muovendosi nervoso per lo stretto cucinino, aggiunse a bruciapelo: «Cos’è la lap dance?»
Lei trasalì e non rispose.
«So che è quello che fai in quel locale, però tuo cugino non me l’ha spiegato bene.»
Veronica lo fissò con un velo di rassegnazione, sapeva che lo avrebbe deluso. Sarebbe stato penoso raccontagli che in quel paese, che lui considerava a tutti gli effetti il suo, per guadagnare qualcosa, per dare un aiuto alla sua famiglia aveva un’unica possibilità: sfruttare il suo bel fisico.
Tirò fuori dalla piccola borsa dorata un rotolino di banconote e glielo porse senza dire una parola. Lui lo prese e senza guardarlo, lo infilò nella tasca dei pantaloni.
«Grazie! Per questo mese, abbiamo risolto il problema dell’affitto» disse a testa bassa e con un filo di voce, mentre pensava, l’importante è che non venga a saperlo tua madre.