Ti cucino un racconto
L’insalata della memoria
«Ehi piccola, sali su, che la mamma ti sta aspettando per preparare l’insalata di tartufo insieme a te.»
La voce del mio papà, a differenza della sua immagine sempre più offuscata, mi arriva nitida, dopo aver attraversato indenne quel meandro nebbioso ubicato da qualche parte del mio cervello, che ancora custodisce i ricordi di me bambina.
«Ha cominciato senza di me?» gli chiedevo mentre raccattavo sul largo scalino davanti casa il mio bambolotto di gomma che, dopo un accidentale tonfo nel camino di casa, mostrava una vistosa scottatura a un piede.
Avevo deciso di lasciarla a vista solo quando, dopo averla medicata più e più giorni, avevo constatato che non si rimarginava.
E, immaginando che mia sorella, più grande di me di tre anni, fosse già seduta al tavolo della cucina, afferravo il sacchetto dove avevo riposto in fretta il bambolotto, la sua culletta e una copertina, e scappavo su per le scale, salutando con un gesto distratto della mano mio padre che stava uscendo.
La preparo ancora, l’insalata di tartufo nero, seguendo la ricetta di famiglia, che è poi, con qualche piccola variazione, la stessa in tutta la zona, ricca del famoso tubero.
Non succede spesso, però, che mi cimenti in questa che può sembrare una ricetta come tante altre: lo faccio a Natale, talvolta a Pasqua e in qualche altra rara occasione, e sempre i ricordi fluiscono incontrollati, mentre maneggio con cura la materia prima, che ha segnato il cammino dalla mia infanzia alla giovinezza. Continua a leggere →