Una serata speciale
Castelfranci: Associazione Libero Pensiero Irpino 12 marzo 2016
Che il tempo inclemente avrebbe creato qualche problema lo sapevo sin dal mattino del 12 marzo, che anticipava una giornata fredda e piovosa, con scrosci impetuosi ad allagare strade e piazze. La sera, a Castelfranci, si presentava il mio romanzo “Solo una storia privata”. Avrebbero parlato del libro un gruppo numeroso di persone squisite, delle quali almeno due avevano, solo un’ora prima dell’orario di inizio del meeting, un altro evento da presenziare. Io e ogni altro invitato, saremmo giunti alla sede dell’associazione che ci ospitava da diverse zone dell’Alta Irpinia e, con quel tempo da lupi, avevo timore di qualche defezione. Poi durante il giorno avevo ricevuto alcune telefonate e messaggi di scuse di amici che mi informavano di non poter partecipare per sopraggiunti contrattempi.
Nel pomeriggio, con i tergicristalli che si muovevano frenetici, il riscaldamento alto, schivando, come in una gincana, pozze di acqua che sembravano laghi, sono arrivata puntuale in via Capogiardino, sede dell’Associazione Libero Pensiero Irpino, Giordano Bruno. Ad accogliermi c’era il presidente Felice Storti, in agitazione per probabili diserzioni a causa del brutto tempo.
Nell’ampio locale, tra i tanti colori e le forme più disparate delle tele di pittori Irpini, accostate al millimetro, mi ha pervaso all’improvviso un ottimismo, che non credevo di recuperare dopo l’ansia accumulata durante tutta la giornata. C’era comunque poca gente e mancavano ancora tre relatori. Erano già le diciotto e quarantacinque quando Marinella Marandino, la moderatrice, ha aperto la serata dando il benvenuto ai presenti, e poi la parola al Presidente Storti. Felice parlava solo da qualche minuto allorché la porta, come risvegliata da un soffio vitale, ha preso ad aprirsi e serrarsi di continuo: arrivava gente. Scorgevo le persone oltre la vetrata d’ingresso, prima che entrassero. Le sentivo parlottare, sentivo lo strofinio di soprabiti bagnati scrollati con vigore; vedevo ombrelli richiudersi in un attimo. Il salone a un certo punto si è riempito, nessuno è rimasto in piedi, come pare accadesse di solito, ma andava bene così. E poi alla spicciolata sono arrivati i due oratori mancanti, visibilmente in affanno. Da quel momento in poi gli interventi si sono avvicendati con sequenza regolare, e io mi sono lasciata catturare da ogni frase, analisi e considerazione, che ognuno di loro ha pronunciato sul mio romanzo.
La scaletta, per ovvi motivi, è stata stravolta, e a dare inizio all’evento è stata la lettura teatralizzata dell’incipit di Solo una storia privata, prevista a metà della serata. Una recita a dir poco originale, messa in piedi con un telefono fisso e un cellulare posati su un tavolinetto e due libri sul tavolo accanto, mentre Kind of blue di Mail Davis, colonna sonora della rappresentazione, veniva fuori a tratti languida, a tratti acutissima, dallo stereo poggiato su una mensola. Emidio De Rogatis ha esibito le sue doti di interprete recitando una parte di Risvegli, primo capitolo del romanzo, muovendosi con armonia nel poco spazio a disposizione; e mi ha davvero impressionata. Subito dopo è intervenuto Giandonato Giordano, scrittore e critico letterario, e ho aperto il più possibile la mia mente per consentire alle sue parole di arrivarmi nelle sue sfumature più impercettibili. «Una scrittura pulita» ha detto concludendo la sua elegante e puntuale esposizione, e io non ho potuto che gioire per quel complimento. A qualcuno sembrerà poca cosa, mentre a me è parso il modo migliore di definire una scrittura, perché pulita può esserci diventata solo attraverso un gran lavoro di ricerca della parola, esercizio costante, e letture instancabili; perciò, grazie Giandonato! E dopo tra Napul’è di Pino Daniele e Don Raffaè di Fabrizio De Andrè, accompagnandosi con la chitarra classica, Gerardino Lardieri ci ha portati per qualche minuto in un’altra dimensione. Si sono poi avvicendati Luciano Luciani e Salvatore Pignataro. Il primo, con la passione della pittura, ha accostato Solo una storia Privata ai quadri del pittore Lucio Fontana, “Concetto spaziale. Attese”. «È così che Silvia sceglie di ricominciare – dice nella sua esposizione Luciani – dando un taglio alla sua vita ormai piatta e monocromatica, facendole acquisire la stessa tridimensionalità dello squarcio nella tela di Fontana e andare, attraverso lo spazio-tempo di quella fenditura, alla conquista di una nuova esistenza.»; paragone che mi ha fatto pensare e affascinato per la sua originalità.
Il giornalista Salvatore Pignataro invece ha analizzato la parte più intimista della storia e sottolineato come l’abbandono, che la Silvia del romanzo subisce, sia un sentimento doloroso sempre e per entrambi i sessi; mostrando, per questo tema, un particolare interesse.
Angela Prudente e Gaetano Calabrese hanno letto, alternandosi, brani tratti dal romanzo.
Infine, prima del commiato del presidente Storti, ha preso la parola Felice Santoro, che ha espresso un evidente entusiasmo per il romanzo, avendolo approfondito in ogni sua parte. E però, non ancora del tutto soddisfatto, mi ha pregato di invitarlo alle successive presentazioni del libro per poter cogliere ulteriori considerazioni.
Dopo abbracci, congratulazioni, brindisi e ringraziamenti da parte mia a tutti gli intervenuti, ho ripreso la strada di casa, appagata, e forse anche un po’ commossa. E ricca di una nuova leggerezza che mi consentiva di schivare pozze d’acqua e selciati malridotti col piglio di una gincanista, mentre la pioggia continuava indifferente a scendere fitta.